Il libro pro-bono

Negli ultimi anni c’è stato un grande proliferare di attività pro-bono ovvero non per il profitto ma per il bene di una causa specifica, generalmente di aiuto sociale. E’ molto bello questo “spendersi” per gli altri, bisognerebbe capire sempre il fine ultimo, quello che di solito si nasconde tra le righe, in mezzo alle virgole e non a causa di intenti malvagi ma di scarsa chiarezza.

Fare un libro costa in termini di scrittura ma anche di investimento. Se l’autore decide di farlo per causa nobile, il suo lavoro sarà gratuito. Diversamente la pubblicazione avrà dei costi che sono differenti su una stampa o un libro digitale, in alcuni casi anche in maniera rilevante.

Quello che mi chiedo è semplice. Perchè pubblicare un libro in stampa quando il suo intento è sensibilizzare e raccogliere fondi? Perchè andare a ridurre la raccolta fondi con il costo del libro? Certo, se l’autore si prende carico anche della stampa fa una grande cosa ma nello stesso modo non avrebbe potuto spendere meno nella pubblicazione e dare di più verso la raccolta?

C’è una linea sottile tra il dare agli altri e il dare per ricevere in noi stessi. Un maggiore senso di autocritica e trasparenza sarebbe certo di più grande aiuto a una più reale beneficenza.

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