Nessun luogo è lontano

In Messico il “dia de muertos” è una festa antichissima che celebra i morti di ogni famiglia, rafforzando il concetto di identità, di storia, di continuità, di naturalità.

Oggi la morte è vissuta come qualcosa di terrificante eppure mai come oggi la società vive in funzione della e per la morte, mettendo in secondo piano il concetto di vita.

Il giorno dei morti a casa mia si parlava di chi non c’era più, dei loro ricordi, delle loro idee, quasi come se fossero stati ancora con noi. Per i miei genitori era importante pregare per loro, ricordarli. Mia mamma cucinava le castagne bollite e una pietanza che i defunti avevano gradito molto quando erano sulla terra. Diceva “la mangiamo per l’anima dei morti” e io cercavo di gustare fino in fondo quel cibo perchè era anche per loro.

I morti restano vivi finchè ne parliamo, ci ricordiamo di loro, abbiamo cura di quegli insegnamenti che ci hanno trasmesso, dei sentimenti che abbiamo condiviso.

In fondo sono solo nell’altra stanza, divisi da una porta che non possiamo aprire di giorno. Solo la notte, quando tutto tace, sotto le stelle più luminose e la luna che canta, i cuori si cercano e le Anime sognano ancora insieme.

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